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ISRAELE: MA QUALE  PACE ?

A ben considerare la storia e le attuali vicende di Israele,  ne emerge l’immagine di un popolo che non ha pace. Dalla schiavitù in Egitto, alla deportazione in Babilonia, fino alla distruzione di Gerusalemme nell’anno 70. E poi la diaspora di questo popolo in mezzo a tutte le nazioni; i ghetti in cui erano confinati gli Ebrei nel medioevo. In tempi a noi più vicini, l’olocausto nella seconda guerra mondiale, e dopo la ricostituzione dello stato di Israele nel 1948, le ripetute guerre contro l’Egitto, il Libano, i Palestinesi…C’è un “perché” a tutto questo? 

Qualche decennio prima del tragico assedio e distruzione di Gerusalemme da parte delle truppe romane, un profeta venuto dalla Galilea  “alla vista della città pianse su di essa, dicendo: se avessi compreso anche tu in questo giorno la via della pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte….” ( San Luca 19: 41-42 ).

Da ogni parte, proprio come si sta verificando di nuovo oggi:  a sud i Palestinesi, a nord il Libano, poi la Siria…. La diplomazia internazionale si sta affannando a cercare una via d’uscita da questa situazione così critica per tutta la regione mediorientale , e non solo. Ma la via d’uscita - la via della pace -  è proprio e solo in quel Nazareno che disse di sé: "Io sono la via" e "vi do la mia pace" : venuto a portare la pace di Dio al suo popolo, ma respinto e ultimamente messo a morte dalla classe politico - religiosa di Gerusalemme, che - allora come oggi - non volle riconoscere in Gesù il Messia, l’unico vero Salvatore di Israele.

Per questo dopo tanti secoli Israele non ha e non può avere ancora pace; proprio come, in fondo, non possiamo averla ciascuno di noi finché non ci arrendiamo all’amorevole e salvifica sovranità del Cristo, il Risorto, il Figlio di Dio.

Eppure, negli insondabili e benevoli disegni di Dio, è Gerusalemme - non Roma, nemmeno il Vaticano - la vera "città eterna", destinata ad essere la futura capitale del mondo. Una "nuova" Gerusalemme, certo; non più schiava del suo passato e delle sue paure, ma illuminata dal suo Messia, il Cristo, e perciò luce e consolazione di tutti i popoli.

Anni dopo la rovina di Gerusalemme e di tutta la nazione ebraica, in una consolante quanto sbalorditiva visione il Risorto mostrò a Giovanni, l’ultimo dei suoi discepoli rimasto in vita, quale sarebbe stato negli ultimi tempi lo splendore della nuova Gerusalemme, capitale mondiale di una terra anch’essa "nuova". Una "metropoli" ebrea per origine e fondamenta, ma multietnica per quanto riguarderà i suoi abitanti, "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare di ogni nazione, razza, popolo e lingua" ( Apocalisse 7: 9 ); felice coabitazione di quanti, in tutti i tempi e in tutti i luoghi, hanno cercato Dio e accolto Gesù come Salvatore .

“Ecco la dimora di Dio con gli uomini!
Egli dimorerà con loro ed essi saranno suo popolo ed Egli sarà il “Dio-con-loro”.
E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte,né lutto né lamento né affanno
perché le cose di prima sono passate”. (Apocalisse 21:3-4).

Massimo Coppo

 

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