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HO INCONTRATO….IL PAPA?

 


“Coppo, che ci fa lei qua?” mi avevano chiesto i carabinieri che stazionavano in quella rigida sera autunnale - era il novembre del 2003 - presso la "Domus Pacis" di Assisi, a Santa Maria degli Angeli, dove si stava concludendo il Convegno della Conferenza Episcopale Italiana. Stavo lì dal giorno prima, vestito di “sacco” e a piedi scalzi, a cercare in spirito di penitenza qualche presule che volesse e potesse fare qualcosa per la Comunità a cui appartengo, bollata pubblicamente come eretica nel 1994 dal Vescovo di Assisi.

 

Ero già stato buttato fuori, di peso, da un solerte “padre” francescano, quando mi ero avventurato col sacco nella hall di quel grande complesso ricettivo: la veste penitenziale che portavo non costituiva certo una novità nella terra di San Francesco, che scelse come abito religioso la ruvida e rattoppata veste dei poveri; ma senz’altro strideva con quell’ambiente…

 

"Qui non ci puoi stare" mi aveva intimato: e così me ne ero rimasto là fuori, sentendomi un po’ come quei cagnolini che devono aspettare i loro padroni fuori da alberghi e ristoranti dove “loro” non hanno accesso, “stoppati” da una piccola ma eloquente insegna: “io qui non posso entrare”.

 

Anch’io però stavo aspettando qualcuno. Ero riuscito, quella stessa mattina, a incrociare il Cardinale Ennio Antonelli, mentre si stava recando al convegno. Arcivescovo emerito di Perugia e successivamente di Firenze, da non molto tempo era stato “elevato” alla porpora cardinalizia.                                                                                         

Con la sua non comune affabilità, il Cardinale non solo si era fermato ad ascoltare un cencioso importunatore, ma mi aveva  anche detto che avrei potuto rincontrarlo - perché in quel momento aveva degli impegni - alla fine del convegno, lì ai cancelli della “Domus Pacis”.                                                                                                                                  

“Coppo, che ci fa lei qua?”, mi avevano chiesto i due carabinieri dall’interno della loro auto: con un senso di compatimento non solo per il freddo che veramente entrava nelle ossa - era una giornata fredda, umida e piovigginosa - ma anche, credo, per quella mia ostinata matteria…

“Aspetto di incontrare un Cardinale”, avevo risposto, subito rendendomi conto di quanto abnorme fosse tutta quella situazione: dopo la riunione del massimo consesso ecclesiale del nostro paese, un Cardinale si era dato convegno con un eretico, scalzo e vestito di sacco, lontano dalle luci e dall’ufficialità …

 

Eppure, quel singolare incontro di lì a poco effettivamente si realizzò. Con stupore, vidi fermarsi la vettura con la quale stava lasciando il convegno il Cardinale Antonelli insieme ad altri prelati (vi notai tra gli altri Monsignor Chiaretti, l’attuale Arcivescovo di Perugina). Scese giù e venne verso di me - l’auto si era fermata un poco avanti - manifestando anche lui un po' di stupore per il fatto che nonostante l’ora tarda fossi ancora lì ad aspettarlo, nella semioscurità di quel luogo. E così, sotto gli occhi sbigottiti dei due agenti, mi inchinai a baciare la sua mano, e poi dialogai con lui per un certo tempo… Non sto a riportare il contenuto di quella conversazione: quell’incontro di per sé fu un vero prodigio, di grande rilevanza - credo - non solo per me o per la mia comunità… Forse mi ero sbagliato a dire che stavo aspettando di vedermi con un Cardinale: forse stavo aspettando di incontrare un … Pontefice, nel senso più vero - etimologico - della parola: un “artefice di ponti” (dal latino: “pontes facere”). Perché tale si mostrò allora il Cardinale Antonelli, nel suo adoperarsi con amorevole premura a “far da ponte” tra persone emarginate - come me e i miei confratelli - e Dio! Sì, in quell’eccezionale occasione sono sicuro di aver incontrato un vero Pontefice. Il nuovo “Pontefice”, forse.

 

Massimo Coppo

Aprile 2005

 

Nota:
nel 2006 la travagliata vicenda ereticale a cui fa riferimento l'articolo si è conclusa felicemente: il Vescovo ha revocato la "bolla di eresia", riabilitando nella Chiesa Cattolica la Comunità e il suo fondatore, Marcello Ciai.




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